Non è un periodo d’oro per Facebook, che ancora non ha smaltito i postumi della ‘sbornia’ da blackout totale avvenuto lo scorso 13 marzo, artefice della perdita di 40 milioni di dollari e dello sbarco su Telegram di 3 milioni di utenti ‘stufi‘. Ma un vero e proprio terremoto potrebbe abbattersi sul social network e, in particolare, su Mark Zuckerberg.
Come rivela il New York Times – che ha citato fonti anonime a conoscenza dell’indagine – Facebook sarebbe al centro di un’inchiesta penale da parte delle autorità statunitensi, per alcuni ipotetici accordi di cessione di dati degli utenti stipulati coi colossi del web e dell’hi-tech.
L’inchiesta
Il gruppo in questione sarebbe composto da oltre 150 aziende, tra cui Amazon, Apple, Microsoft e Sony. Secondo l’ipotesi dell’accusa, peraltro da verificare e confermare, le aziende imputate avrebbero ottenuto l’accesso alle informazioni personali di milioni di utenti, raccolte e cedute senza il loro esplicito consenso.
Ragion per cui, l’ufficio della Procura dell’Eastern District di New York avrebbe ordinato a Facebook di fornire tutta la documentazione in materia di dati e rapporti con le altre società. Dal canto suo, Facebook si dimostra favorevole a collaborare e tramite un portavoce ha affermato al New York Times: “Stiamo cooperando con le indagini e prendiamo queste inchieste molto sul serio. Abbiamo concesso audizioni pubbliche, risposto a domande e ci siamo impegnati a continuare a farlo”.
Se le ipotesi fossero confermate, Facebook potrebbe finire nell’occhio del ciclo e aumentare ulteriormente i già pressanti attacchi mediatici e legali a cui è soggetta da due anni a questa parte, a seguito dello scandalo di Cambridge Analytica, costate perdita d’immagine, di credibilità e di reputazione.
Accuse e illazioni a parte, negli ultimi anni si è andato solidificando un modello di business che tratta l’utente come merce e mira ad accaparrarsi selvaggiamente i loro dati al fine di espandere il proprio impero e sbaragliare la concorrenza.