Epic Games non dà tregua agli sviluppatori, chiamati a migliorare costantemente le performances di Fortnite. Questo implica inevitalbimente una mole di lavoro eccessiva, che costa ore e ore di fatica in più per i dipendenti. Lo riporta Polygon.
Fortnite, specie in modalità Battaglia Reale, ha ottenuto un immediato successo a seguito del lancio avvenuto nel settembre 2017. Da quel momento in poi, l’obiettivo primo di Epic Games è stato quello di mantenere la popolarità acquisita.
Le ipotesi
Varie ipotesi emergono in proposito. Una afferma: “Se una versione del gioco viene rilasciata e c’è una reazione negativa, allora qualcuno in cima alla catena di comando dice: ‘Dobbiamo cambiare questa cosa’, e tutti vengono tolti dalle loro occupazioni e messi al lavoro su questa cosa; tutti devono cancellare gli impegni personali poiché dovranno dare tutto quello che hanno fino a quando il lavoro non è finito. Non c’è mai una fine, però. È perfetto per dare supporto alla community e al pubblico, ma c’è sempre un prezzo”.
Ciò si traduce, da un punto di vista statistico stimato dalle fonti di Polygon comprendenti lo staff di Epic, appaltatori esterni, QA e servizio clienti, nel fatto che almeno 100 dipendenti lavorano 70 ore a settimane, mentre altri sforano le 100 ore.
Numeri davvero inquietanti confermati peraltro da una fonte aggiuntiva:
“Tutto deve essere fatto immediatamente”, spiega una fonte, “Non abbiamo il diritto di prenderci del tempo per noi. Se qualcosa si rompe -un arma, per esempio- allora non possiamo semplicemente disattivarla e correggerla con la patch successiva. Deve essere fatto subito, e nel frattempo stiamo anche lavorando alla patch delle prossima settimana. È brutale”.
Rapidità nell’esecuzione, tempistica da primatista e tanto stress accumulato per lo staff. “Siamo passati da avere un mese per prepararci, ad avere solo un giorno, alle volte. Molto spesso era obbligatorio rimanere al lavoro fino a quando non era tutto completo, senza ricevere alcun preavviso. Il marketing aveva fatto una promessa, quindi ci veniva detto che dovevamo farlo“. In caso di mancato impegno ‘extra’, continuano alcuni detrattori, sarebbe stato compromesso il profilo di impiegato modello, culminando in un licenziamento.
Lo stesso discorso vale per gli appaltatori. A tal proposito si vocifera che “tutti erano costretti a lavorare fino allo sfinimento. Anche i gestori degli uffici e delle strutture. Le uniche persone che possono permettersi di non lavorare di più solo quelli che dicono agli altri di fare gli straordinari”. Pena: il mancato rinnovamento del contratto.
Una situazione incredibile e allarmante, che compromette l’integrità psico-fisica del lavoratore chiamato a sforzi eccessivi in cambio di un prodotto di qualità. Ma a costo di cosa? Ai posteri l’ardua sentenza.